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Menopausa e terapie ormonali nel rapporto OsMed: tra sottoutilizzo e nuove evidenze cliniche

Immagina una fase della vita femminile dove sintomi come vampate di calore, insonnia, ansia, e una crescente fragilità ossea diventano quotidianità per molte donne. Parliamo della menopausa, un passaggio biologico naturale, ma spesso difficile da affrontare.
12/06/2025
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Questo articolo è stato redatto a scopo informativo. Le informazioni contenute in questa pagina non intendono sostituire un parere medico. I professionisti del settore sanitario che lo desiderano possono fare clic qui per accedere alla piattaforma OnTime dedicata all'aggiornamento scientifico.

Oggi le donne possono contare su interventi terapeutici efficaci, tra cui spiccano le terapie ormonali sostitutive. Tuttavia, l’ultimo rapporto OsMed 2023, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), rivela un dato sorprendente: queste terapie, nonostante i benefici dimostrati, rimangono ancora ampiamente sottoutilizzate. Quali sono le ragioni di questa contraddizione tra evidenze cliniche e pratica reale?

Menopausa e terapie ormonali: cosa dice il rapporto OsMed

Secondo l'ultimo rapporto OsMed, in Italia l’utilizzo delle terapie ormonali sostitutive (TOS) per trattare i sintomi menopausali rimane significativamente basso, nonostante la crescente disponibilità di evidenze scientifiche che ne supportano l’efficacia e la sicurezza se utilizzate correttamente. 

Nello specifico, il rapporto evidenzia che solo una percentuale limitata delle donne che potrebbero beneficiare di questi trattamenti riceve effettivamente prescrizioni appropriate.

Questa discrepanza emerge chiaramente dalle statistiche di consumo riportate da OsMed: il numero di prescrizioni di terapie ormonali per la menopausa risulta molto inferiore rispetto ad altre categorie terapeutiche rivolte a problematiche meno frequenti o meno impattanti sulla qualità della vita.

Perché il sottoutilizzo?

Ci sono diversi motivi alla base di questo fenomeno. Prima di tutto, molte donne e alcuni medici mantengono ancora un atteggiamento di diffidenza nei confronti delle terapie ormonali. Questa diffidenza nasce in gran parte dalle controversie scaturite da studi clinici precedenti, come il Women’s Health Initiative (WHI), che negli anni 2000 aveva evidenziato possibili rischi cardiovascolari e oncologici associati alle TOS. Tuttavia, studi più recenti hanno contestualizzato e ridimensionato tali rischi, evidenziando che le terapie ormonali, se utilizzate correttamente e personalizzate alle esigenze delle pazienti, presentano un profilo di sicurezza accettabile e vantaggi rilevanti in termini di qualità della vita.

Ad esempio nello studio “The Women's Health Initiative Randomized Trials”. le conclusioni citano testualmente la frase “Tra le donne in postmenopausa, la terapia ormonale (…) non è risultata associata a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause, cardiovascolare o per tumore, durante un follow-up cumulativo di 18 anni”

Un secondo motivo del sottoutilizzo è legato alla scarsa informazione: molte donne non sono pienamente consapevoli delle nuove evidenze cliniche che supportano l’utilizzo sicuro delle terapie ormonali.

Nuove evidenze cliniche a favore delle terapie ormonali

Recenti ricerche scientifiche hanno infatti rivoluzionato il panorama relativo alle terapie ormonali in menopausa. Se iniziate precocemente, entro i dieci anni successivi all’inizio della menopausa, le terapie ormonali non solo migliorano significativamente la qualità della vita riducendo vampate, insonnia e ansia, ma possono anche ridurre il rischio di osteoporosi e fratture ossee.

Inoltre, contrariamente alle preoccupazioni iniziali, uno studio su larga scala apparso su Lancet nel 2021 ha dimostrato che il rischio di tumore mammario associato alle terapie ormonali varia considerevolmente a seconda del tipo specifico di ormone utilizzato, della durata della terapia e dell’età della paziente. In altre parole, le terapie ormonali, se ben personalizzate, possono rappresentare una soluzione terapeutica sicura ed efficace.

La personalizzazione delle terapie ormonali

Uno degli aspetti più innovativi evidenziati dalle recenti linee guida è proprio l’importanza della personalizzazione delle terapie. Ogni donna è unica e reagisce in maniera diversa ai cambiamenti ormonali della menopausa. Di conseguenza, il trattamento non può più essere uniforme per tutte, ma deve essere adattato considerando età, sintomi, storia clinica personale e familiare, e preferenze della paziente.

L’utilizzo di dosi più basse di ormoni e l’introduzione di formulazioni innovative, come i cerotti transdermici o gel, che presentano minori rischi rispetto alle terapie orali tradizionali, stanno ulteriormente rivoluzionando l’approccio clinico, rendendo le terapie ormonali più sicure e tollerabili.

Benefici e rischi: un equilibrio possibile

Molti esperti concordano sul fatto che il beneficio delle terapie ormonali, se correttamente impostate, supera nettamente i potenziali rischi, soprattutto quando la terapia è iniziata nei primi anni dopo l’inizio della menopausa.

Ad esempio, il rischio cardiovascolare, inizialmente considerato elevato, oggi viene ritenuto gestibile e addirittura ridotto se la terapia ormonale è avviata tempestivamente, entro cinque anni dalla menopausa. Le donne che iniziano presto queste terapie tendono ad avere un miglior profilo lipidico, minore incidenza di diabete di tipo 2 e una riduzione della mortalità cardiovascolare complessiva.

La comunicazione medico-paziente

Per superare il sottoutilizzo delle terapie ormonali, è fondamentale migliorare la comunicazione tra medici e pazienti. Una comunicazione efficace e trasparente è il primo passo per superare le paure e le diffidenze. Il medico deve spiegare con chiarezza benefici e possibili rischi, mostrando come questi ultimi possano essere minimizzati attraverso un corretto monitoraggio clinico.

La fiducia è il fattore chiave: una donna ben informata, che si sente ascoltata e coinvolta nella scelta terapeutica, sarà più propensa ad adottare una terapia personalizzata che può migliorare significativamente la sua qualità di vita durante la menopausa.

Un cambiamento culturale necessario

Parallelamente, è necessario un cambiamento culturale verso la menopausa stessa, che dovrebbe essere vista non più come una condizione da subire passivamente ma come una fase di vita che può essere gestita efficacemente grazie alle moderne conoscenze mediche.

Conclusioni

In sintesi, il rapporto OsMed 2023 sottolinea chiaramente il divario tra l’evidenza scientifica disponibile e il reale utilizzo delle terapie ormonali per la menopausa in Italia. 

Un maggiore coinvolgimento delle donne nella gestione della propria salute e una comunicazione più chiara ed efficace tra medico e paziente rappresentano i passaggi necessari per superare le resistenze e garantire che tutte le donne abbiano accesso a trattamenti sicuri e personalizzati.

Invitiamo a condividere questo articolo per diffondere consapevolezza su un tema di grande rilevanza sociale e clinica. Per approfondimenti e ulteriori informazioni vi consigliamo in primis a consultare il vostro medico di fiducia e, per i dati scientifici, di consultare le linee guida ufficiali e gli studi scientifici disponibili cliccando sui link riportati qui sotto.

Referenze: 

Rapporto Osmed 2023

Menopausal Hormone Therapy and Long-term All-Cause and Cause-Specific Mortality: The Women's Health Initiative Randomized Trials. JAMA. 2017 Sep 12;318(10):927-938. doi: 10.1001/jama.2017.11217. 

Menopausal hormone therapy reduces the risk of fracture regardless of falls risk or baseline FRAX probability—results from the Women’s Health Initiative hormone therapy trials. Osteoporos Int 33, 2297–2305 (2022).  

Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer. Type and timing of menopausal hormone therapy and breast cancer risk: individual participant meta-analysis of the worldwide epidemiological evidence. Lancet. 2019 Sep 28;394(10204):1159-1168. doi: 10.1016/S0140-6736(19)31709-X. 

Reappraising 21 years of the WHI study: Putting the findings in context for clinical practice, Stute, Petra et al. Maturitas, Volume 174, 8 – 13 

 

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