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Emicrania con aura: cosa succede nel cervello e come gestire i sintomi premonitori

L'emicrania con aura è un insieme di sintomi neurologici - completamente reversibili - che, nella maggior parte dei casi, compaiono prima del mal di testa (ma talvolta durante o anche in sua assenza) e hanno una durata generalmente compresa tra 5 e 60 minuti.
19/12/2025
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Questo articolo è stato redatto a scopo informativo. Le informazioni contenute in questa pagina non intendono sostituire un parere medico. I professionisti del settore sanitario che lo desiderano possono fare clic qui per accedere ai contenuti Orion dedicati all'aggiornamento scientifico. 

Immagina di essere al lavoro, davanti al computer. All’improvviso una piccola macchia scintillante appare al centro del campo visivo. In pochi minuti si trasforma in una serie di luci che si allargano verso l’esterno. Subito dopo arrivano difficoltà a mettere a fuoco, magari un leggero formicolio alla mano e una sensazione di straniamento: tra poco arriverà il dolore.  

Per molte persone questa è l’esperienza tipica dell’emicrania con aura.  
Non si tratta solo di mal di testa, ma di una sequenza di fasi che coinvolgono in modo complesso il cervello: periodo di “allerta” (fase premonitrice), aura, dolore, recupero.

Quando il mal di testa “avvisa” in anticipo 

Lampi di luce, linee a zig-zag, formicolii a un braccio o difficoltà a trovare le parole: per chi vive l’emicrania con aura questi segnali sono allarmanti ma anche preziosi. Capire cosa succede nel cervello e come usare i sintomi premonitori a proprio favore può cambiare il modo di affrontare gli attacchi.

Le linee guida internazionali (ICHD-3) stimano che circa un quarto–un terzo delle persone con emicrania sperimenti aura almeno in alcuni attacchi.  
Capire che cosa rappresentano questi sintomi – e cosa succede realmente nel cervello – aiuta a ridurre la paura, a distinguere l’emicrania con aura da altre condizioni più serie e a usare quegli stessi segnali come opportunità per intervenire prima. 

Che cos’è l’emicrania con aura

Lo abbiamo accennato nell’introduzione. L’aura è definita come un gruppo di sintomi neurologici completamente reversibili che compaiono di solito prima del mal di testa (ma a volte anche durante o senza mal di testa) e durano in genere tra 5 e 60 minuti.  

Secondo la classificazione ICHD-3, per parlare di emicrania con aura devono essere presenti:  

  • almeno due attacchi con aura;
  • uno o più sintomi come:
    • disturbi visivi (macchie scintillanti, linee a zig-zag, aree di “buio” visivo);
    • disturbi sensitivi (formicolii, intorpidimento in un braccio, metà del viso, mano);
    • difficoltà del linguaggio (non trovare le parole, parlare “impastato”);
    • più raramente, disturbi motori, del tronco encefalico o un interessamento di un solo occhio;
  • caratteristiche precise, tra cui:
    • sviluppo graduale in almeno 5 minuti,
    • durata tra 5 e 60 minuti per ciascun sintomo,
    • completa reversibilità. 

Nella maggior parte dei casi, l’emicrania con aura è “visiva”: circa il 90% delle aure interessa la vista (lampi, pattern geometrici, perdita parziale del campo visivo), spesso seguita da sintomi sensitivi o del linguaggio.  

È importante sapere che esiste anche l’aura senza mal di testa in cui i sintomi neurologici compaiono ma il dolore non segue o è molto lieve. Anche in questo caso, tuttavia, è bene che una prima valutazione sia fatta dal medico per escludere altre cause.  

Cosa succede nel cervello durante l’aura

Per decenni l’aura è stata un piccolo “mistero” della neurologia. Oggi sappiamo che alla base dell’emicrania con aura c’è un fenomeno chiamato cortical spreading depression o cortical spreading depolarization: una sorta di “onda” elettrica e chimica che attraversa lentamente la corteccia cerebrale.  

In pratica succede questo:

  • un gruppo di neuroni si depolarizza (si “attiva” in modo massivo e anomalo);
  • questa depolarizzazione si sposta come un’onda a una velocità di circa 3–5 mm al minuto;
  • dopo una breve fase di iperattività, i neuroni entrano in una fase di “silenzio” funzionale, con cambiamenti nel flusso sanguigno locale;
  • se l’onda interessa la corteccia visiva, la persona percepisce disturbi visivi; se interessa aree sensoriali o del linguaggio, compaiono formicolii o difficoltà di parola.  

Studi di neuroimaging avanzato (risonanza magnetica funzionale e tecniche di flusso ematico cerebrale) hanno confermato che le alterazioni del flusso sanguigno durante l’aura corrispondono alla propagazione di questa onda di depolarizzazione.  

Importante sapere che la cortical spreading depolarization (CSD) non è un “mini-ictus”:

  • il flusso di sangue cambia, ma non si interrompe completamente;
  • i neuroni non muoiono, entrano in una fase temporanea di alterato funzionamento;
  • i sintomi, infatti, sono reversibili  

Dopo la fase di aura, la cascata biochimica attiva il sistema trigemino-vascolare e i mediatori del dolore (tra cui il CGRP), dando origine alla fase dolorosa dell’attacco. 

Sintomi premonitori: non sono aura, ma un’altra fase dell’attacco

Molte persone con emicrania con aura riferiscono di “sentire che sta per arrivare” l’attacco, già ore prima che compaiano i disturbi visivi o il dolore. È la fase premonitrice (o prodromica), che può iniziare fino a 24–48 ore prima del mal di testa.

Una grande revisione sistematica del 2022 ha analizzato oltre 60 studi, identificando almeno 96 sintomi premonitori diversi: i più comuni sono stanchezza, sbadigli ripetuti, irritabilità, fame o desiderio di cibi specifici, difficoltà di concentrazione, sensibilità alla luce o ai rumori, rigidità del collo.  

Alcuni studi mostrano che:  

  • tra il 20% e il 70% delle persone con emicrania riferisce sintomi premonitori;
  • i sintomi possono ripetersi con un certo “pattern” personale (per alcuni prevale la stanchezza, per altri il cambio di umore o la fame);
  • non sempre il paziente li riconosce subito come parte dell’emicrania, soprattutto se sono sfumati. 

Attenzione. Nonostante l’aura possa essere un segnale premonitore dell’emicrania, essa potrebbe benissimo manifestarsi in assenza di mal di testa. Quindi diventa estremamente importante saper distinguere i segnali che ci manda il nostro corpo:

  • Premonitori: compaiono ore (a volte un giorno) prima, sono generali (umore, appetito, stanchezza, sonno).
  • Aura: compare poco prima del dolore (ma  anche in sua assenza), è neurologica, ben limitata nel tempo (5–60 minuti) e in genere localizzata (vista, sensibilità, linguaggio).  

Come riconoscere e “usare” i sintomi premonitori

Per chi soffre di emicrania, imparare a riconoscere i propri sintomi premonitori può diventare uno strumento di gestione molto potente. 
Alcuni suggerimenti pratici:

  1. Tenere un diario degli attacchi
    • Se questa è preceduta dall’aura, annota giorno e ora di inizio dell’aura, del mal di testa e di eventuali sintomi strani nelle 24–48 ore precedenti (stanchezza insolita, sbadigli, fame, sbilanciamenti dell’umore, disturbi del sonno).
    • Oggi esistono app dedicate che permettono di registrare sintomi, farmaci, ciclo mestruale e possibili trigger, con grafici e promemoria utili anche da condividere con il neurologo.
  2. Riconoscere il “pattern personale”: dopo alcune settimane di annotazioni, spesso emergono schemi ricorrenti: ad esempio, “ogni volta che ho una giornata di sbadigli e difficoltà di concentrazione, il giorno dopo avviene un attacco”. Questo non è infallibile, ma permette di prepararsi meglio.  
  3. Collegare sintomi e abitudini: il diario permette anche di mettere in relazione i sintomi premonitori con:
    • mancanza di sonno o sonno irregolare,
    • salti dei pasti o disidratazione,
    • stress intenso o calo improvviso di tensione dopo un periodo impegnativo.

Queste informazioni sono preziose per il medico, che potrà decidere se e quando introdurre farmaci “al bisogno” da assumere molto precocemente o eventuali terapie preventive. 

Gestire i sintomi premonitori e l’aura: cosa puoi fare (e cosa va discusso col medico)

La gestione dell’emicrania con aura deve essere sempre costruita con un professionista, ma esistono alcune strategie generali che molti pazienti trovano utili.

1. Interventi comportamentali tempestivi 

Appena riconosci i sintomi premonitori o l’inizio dell’aura:

  • Riduci gli stimoli: se possibile, allontanati da schermi, luci molto forti e rumori intensi.
  • Idratazione e alimentazione regolare: bevi acqua, evita digiuni prolungati o “abbuffate” improvvise.
  • Respirazione e rilassamento: semplici esercizi di respirazione lenta e profonda o tecniche di rilassamento muscolare possono attenuare la sensazione di allarme e lo stress, che a sua volta può peggiorare l’attacco. 

Studi recenti sottolineano che stabilità del sonno, regolarità dei pasti e riduzione dello stress incidono non solo sul numero di attacchi, ma anche sull’intensità.  

2. Terapie farmacologiche “precoci”

Molti neurologi suggeriscono, quando indicato, di assumere i farmaci per l’attacco (ad esempio specifici farmaci per l’emicrania, come triptani o altre molecole indicate dal medico) molto presto, già alla fine dell’aura o ai primi segni di dolore.

Studi su diversi trattamenti “early use” indicano che intervenire nella fase iniziale dell’attacco può migliorare l’efficacia del farmaco e ridurre il rischio che il mal di testa si prolunghi.  

Importante: quali farmaci usare, in che dose e con quale frequenza è una decisione che spetta al medico. L’autogestione, soprattutto con analgesici generici ripetuti, può aumentare il rischio di cefalea da abuso di farmaci.

3. Quando i sintomi premonitori diventano un segnale per ripensare la cura

Se gli attacchi di emicrania (con aura o anche senza) sono frequenti, molto intensi o interferiscono con lavoro, famiglia e relazioni, i sintomi premonitori – oltre a essere fastidiosi – sono il segnale che forse vale la pena discutere di terapie preventive (farmacologiche o non farmacologiche).

Le linee guida e le revisioni recenti mostrano che farmaci preventivi, dispositivi di neuromodulazione e interventi sugli stili di vita possono ridurre in modo significativo il numero di giorni con emicrania al mese.  

Emicrania con aura e rischio di ictus: cosa sappiamo

Un tema che preoccupa molti pazienti è la possibile associazione tra emicrania con aura e rischio di ictus.

Le meta-analisi di studi osservazionali indicano che le persone con emicrania, soprattutto con aura, hanno un rischio aumentato di ictus ischemico rispetto alla popolazione generale. Il rischio relativo è modesto in termini assoluti, ma più evidente nelle donne sotto i 45 anni che fumano e usano contraccettivi orali estroprogestinici.  

Due messaggi chiave:

  • per la singola persona giovane e in buona salute, il rischio assoluto resta comunque basso;
  • è però importante discutere con il medico di comportamenti modificabili (fumo, controllo della pressione, scelta del tipo di contraccezione).

E soprattutto: sintomi che non rispettano le caratteristiche tipiche di un’aura (insorgenza improvvisa, debolezza marcata da un lato del corpo, difficoltà a parlare improvvisa e grave, perdita di coscienza) richiedono una valutazione urgente al pronto soccorso, senza dare per scontato che si tratti “solo di emicrania”.  

Conclusioni: dal timore all’ascolto consapevole dei segnali

L’emicrania con aura può essere spaventosa, soprattutto quando i sintomi visivi o del linguaggio imitano, almeno in parte, condizioni neurologiche più serie. Conoscere il modo in cui il cervello genera aura e sintomi premonitori – dall’onda di depolarizzazione corticale agli sbilanciamenti delle reti del dolore – aiuta però a dare un significato a ciò che si prova.

Riconoscere la fase premonitrice, tenere un diario, usare app e strumenti digitali, discutere con il neurologo l’uso precoce dei farmaci e, se necessario, le opzioni preventive sono passi concreti per trasformare questi segnali da “nemici” a indicatori preziosi. 

Non esiste una strategia unica valida per tutti, ma una combinazione di conoscenza, ascolto di sé e alleanza con i professionisti permette di vivere l’emicrania con aura in modo più consapevole, riducendone l’impatto su lavoro, relazioni e qualità di vita. 

 

 

 

Referenze

Citazioni 

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Altre fonti consultate

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