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Il dolore cronico: cause, impatto e sfide nella gestione

Immagina di svegliarti ogni giorno con un dolore sordo, costante, che non ti abbandona mai. Non un semplice fastidio passeggero, ma una presenza silenziosa e insistente che limita la tua mobilità, condiziona l’umore e rende complicato anche il più semplice gesto quotidiano. Per milioni di persone, questa è la realtà del dolore cronico.
14/07/2025
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Questo articolo è stato redatto a scopo informativo. Le informazioni contenute in questa pagina non intendono sostituire un parere medico. I professionisti del settore sanitario che lo desiderano possono fare clic qui per accedere alla piattaforma OnTime dedicata all'aggiornamento scientifico.

Secondo diverse fonti, circa il 20% della popolazione mondiale soffre di dolore persistente. In Europa, si stima che ne sia affetto almeno un adulto su cinque. Ma cosa si intende esattamente per dolore cronico? Quali sono le sue cause? Come si gestisce? E perché è così difficile trovare una soluzione efficace?

In questo articolo cercheremo di dare risposta a queste domande, offrendo una panoramica chiara e comprensibile su un tema tanto diffuso quanto complesso.

Cos’è il dolore cronico?

Il dolore cronico è definito come un dolore che persiste per più di tre mesi, superando il normale tempo di guarigione dei tessuti. A differenza del dolore acuto, che ha una funzione “protettiva” e segnala un danno in corso (come una ferita o un'infiammazione), il dolore cronico spesso non ha una causa evidente e può diventare esso stesso una malattia.

Può manifestarsi in molteplici forme: come una fitta costante, una sensazione di bruciore, di tensione o un dolore pulsante. Le aree più colpite sono solitamente la schiena, le articolazioni, il collo, ma anche la testa (come nel caso dell’emicrania cronica) o il viso (come nella nevralgia del trigemino).

È importante distinguere tra dolore cronico primario (che non ha una causa identificabile) e dolore cronico secondario (associato a una malattia come l’artrite reumatoide, il diabete o il cancro). Questa distinzione è fondamentale anche per impostare un percorso terapeutico efficace.

Le cause: un puzzle multifattoriale

Il dolore cronico non nasce da un’unica causa. Piuttosto, è il risultato di un’interazione complessa tra fattori biologici, psicologici e sociali. Questa visione è nota come “modello biopsicosociale”.

Cause biologiche

A livello fisiologico, il dolore cronico può derivare da un malfunzionamento del sistema nervoso, che continua a inviare segnali di dolore anche in assenza di stimoli dannosi. È ciò che accade nella neuropatia, dove i nervi danneggiati trasmettono segnali errati al cervello.

In altri casi, come nella fibromialgia, il dolore sembra derivare da un’alterata percezione sensoriale a livello centrale. Le persone affette avvertono come dolorosi anche stimoli che normalmente non lo sono, un fenomeno noto come “allodinia”.

Componenti psicologiche

Ansia, depressione, stress cronico e traumi psicologici possono amplificare la percezione del dolore. Studi di neuroimaging hanno dimostrato che il dolore attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni, suggerendo un legame diretto tra benessere mentale e percezione del dolore.

Fattori sociali

Isolamento, mancanza di supporto, difficoltà lavorative o familiari possono contribuire a cronicizzare il dolore, rendendone più difficile la gestione. In questo senso, il dolore cronico è una condizione che impatta non solo il corpo, ma anche la sfera relazionale e sociale della persona.

L’impatto del dolore cronico sulla vita quotidiana

Vivere con dolore cronico significa spesso dover rinunciare a molte attività: lavoro, sport, hobby, viaggi, perfino le interazioni sociali possono diventare faticose o impossibili. A lungo andare, questo isolamento può compromettere seriamente la qualità della vita.

Uno studio ha evidenziato come le persone affette da dolore cronico abbiano un rischio doppio di sviluppare disturbi depressivi e un rischio triplo di ansia rispetto alla popolazione generale. Non si tratta solo di sofferenza fisica, ma anche di un peso emotivo e psicologico enorme.

Anche l’ambito lavorativo è fortemente coinvolto: il dolore persistente è una delle principali cause di assenteismo e di perdita di produttività. Alcuni pazienti sono costretti a cambiare lavoro o a ridurre l’orario lavorativo, con evidenti ripercussioni economiche.

Le sfide nella gestione del dolore cronico

Affrontare il dolore cronico è tutt’altro che semplice. Spesso, chi ne soffre si trova davanti a un percorso lungo, fatto di visite mediche, esami, tentativi terapeutici falliti e una sensazione frustrante di non essere creduti o compresi.

Vediamo alcune delle principali sfide:

1. Diagnosi tardiva o incerta

Molte persone convivono per anni con sintomi non riconosciuti o sottovalutati. Alcune condizioni, come la vulvodinia o la sindrome del dolore regionale complesso, sono ancora poco conosciute, anche tra i professionisti sanitari.

Una diagnosi precoce, invece, potrebbe ridurre il rischio di cronicizzazione e facilitare l’avvio di un trattamento adeguato.

2. Trattamenti spesso parziali

Il trattamento del dolore cronico raramente si risolve con un’unica terapia. Farmaci come gli analgesici oppioidi, pur essendo efficaci in alcuni casi, presentano effetti collaterali importanti e rischi di dipendenza. Antidepressivi e anticonvulsivanti vengono usati in alcune forme di dolore neuropatico, ma con efficacia variabile.

È per questo che sempre più esperti suggeriscono approcci integrati e multidisciplinari, che combinano terapie farmacologiche con fisioterapia, supporto psicologico e, in alcuni casi, tecniche alternative come agopuntura o mindfulness.

3. Mancanza di centri specializzati

In Italia, la legge 38/2010 ha riconosciuto il diritto alla terapia del dolore, ma nella pratica molti pazienti lamentano una mancanza di centri specializzati facilmente accessibili, soprattutto nelle aree rurali. La presa in carico del paziente dovrebbe essere gestita da équipe interdisciplinari, ma ciò non è ancora la norma.

Le nuove frontiere nella cura

Nonostante le difficoltà, negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto importanti passi avanti nella comprensione e nella cura del dolore cronico.

Terapie non farmacologiche innovative

Alcuni studi dimostrano l’efficacia della neuromodulazione (stimolazione elettrica dei nervi periferici o del midollo spinale) per ridurre il dolore resistente ai farmaci. La terapia cognitivo-comportamentale, invece, aiuta i pazienti a modificare i pensieri negativi legati alla sofferenza e ad adottare strategie di coping più efficaci.

Intelligenza artificiale e medicina personalizzata

Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando la gestione del dolore. App e wearable possono monitorare i sintomi in tempo reale, mentre algoritmi di intelligenza artificiale analizzano i dati per suggerire trattamenti personalizzati. Alcuni progetti pilota stanno già mostrando risultati promettenti.

Approccio olistico e centrato sul paziente

Sempre più evidenze supportano l’efficacia di approcci “patient-centered”, in cui il paziente è parte attiva del percorso terapeutico. L’obiettivo non è solo ridurre il dolore, ma migliorare la qualità della vita e il benessere globale. Questo significa ascoltare, validare l’esperienza soggettiva e lavorare insieme a un team di professionisti per costruire un piano personalizzato.

Consigli pratici per chi convive con il dolore cronico

Chi soffre di dolore cronico può trarre beneficio da alcune strategie che, pur non sostituendo i trattamenti medici, contribuiscono a migliorare la gestione quotidiana:

  • Tenere un diario del dolore: annotare intensità, durata, fattori scatenanti e risposte ai farmaci può aiutare il medico a comprendere meglio il quadro clinico.
  • Praticare attività fisica leggera: quando possibile, il movimento (sotto supervisione) può ridurre la rigidità muscolare e migliorare l’umore.
  • Lavorare sulla respirazione e sul rilassamento: tecniche come il training autogeno, la meditazione o la respirazione diaframmatica possono attenuare la percezione del dolore.
  • Cercare supporto psicologico: un terapeuta specializzato può fornire strumenti concreti per gestire ansia, frustrazione e senso di impotenza.
  • Unirsi a gruppi di aiuto: confrontarsi con altre persone che vivono situazioni simili può offrire sollievo e nuove prospettive.

Conclusione

Il dolore cronico è una condizione che colpisce corpo, mente e relazioni. Non è solo un sintomo da eliminare, ma un’esperienza complessa da comprendere e gestire con attenzione, empatia e competenza.

Serve maggiore consapevolezza pubblica, più ricerca, e soprattutto un cambio di paradigma nella relazione medico-paziente: non più centrato solo sulla diagnosi, ma sulla persona.

 

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Referenze

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Henrik Bjarke Vaegter, PhD, Karin Due Bruun, MD, PhD, and Lars Bye-Møller, PhD High-Impact Chronic Pain International Association for the Study of Pain.

Pain and Mental Health in Europe, The European Pain Federation.

Aaron RV, Ravyts SG, Carnahan ND, Bhattiprolu K, Harte N, McCaulley CC, Vitalicia L, Rogers AB, Wegener ST, Dudeney J. Prevalence of Depression and Anxiety Among Adults With Chronic Pain: A Systematic Review and Meta-Analysis. JAMA Netw Open. 2025 Mar 3;8(3):e250268. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2025.0268. PMID: 40053352; PMCID: PMC11889470. 

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